RICORDI...
Non molto tempo fa, propondendomi con impegno in quelle che dovrebbero essere le normali pulizie della mia libreria, mi sono ritrovato tra le mani un vecchio opuscolo, risalente a metà anni 90, relativo a telefoni mobile di quell'epoca.
(in alto uno dei telefonini più sognati di allora: l'Ericsson GF 768)
Incuriosito, e con un mezzo sorriso sarcastico sul viso, ho aperto il libretto pensando che dare un occhiata al passato non fosse poi una barbarie tecnologica tanto disfattista.
Cosi, sfogliando l'opuscolo, un mondo intero di ricordi mi è passato davanti agli occhi.
Le foto di questi “residuati bellici” mi hanno indotto nostalgia mista ad una molteplicità di sensazioni che hanno attinenza con gli anni della mia gioventù.
Ricordo i primi aggeggi che giravano e rendevano fierissimi i fortunati possessori, paradigma di un’epoca in cui il tempo e lo spazio avevano connotati diversi. Era cool farsi vedere parlare al telefono, anche se serviva la tracolla per portarselo appresso e sembrava più una piattaforma petrolifera che la nuova frontiera della comunicazione. Il costo poi era davvero proibitivo se lo si paragona a quello attuale, ciononostante (anzi, forse proprio per questo) rappresentava uno Status Symbol come il mirino della Mercedes , e ogni forma di pacchianeria è andata affermandosi nel tempo.
(il Motorola Star Tac, probabilmente il telefono mobile più innovativo di tutti i tempi)
Il modello di comunicazione è cambiato, un po’ come tutto il resto…..siamo “connessi” con il mondo "H 24" a prescindere dal luogo in cui ci troviamo, i bambini “digitali” cercano di sfogliare il giornale cartaceo in modalità “touch”, e si stupiscono che non succeda nulla, non hanno percezione del mondo che li ha preceduti e hanno gli amici a portata di “click”.
Ma sarà poi vera gloria?....questa rivoluzione ci rende davvero più vicini o ci allontana Dalla realtà?.....i bambini di 7 anni sanno fare agevolmente i prelievi bancomat, ma hanno subito una mutazione genetica che inibisce loro la capacità, fino a pochi anni fa ancestrale, di fare le capriole. Le buone e le cattive notizie arrivavano de visu…..si percepiva lo stato d’animo dell’ambasciatore dal colore del viso, dal tono della voce, dallo sguardo. Il messaggio, ancorchè sempre più veloce, è asettico impersonale…..standardizzato. Il gioco è sempre uno a uno, allontana dalla socializzazione e dall’integrazione, il “social” è freddo e privo di quei connotati che erano propri della socialità in era analogica.
Mi rendo conto di essere il mormone che corre dietro alla locomotiva nelle praterie del west, con tanto di campanellino per mettere in allarme la popolazione (ed il bestiame) dall’imminente arrivo, ma è difficile pensare ad una “app” “abbraccio” che ne trasferisca il calore del contatto e la soddisfazione dell’esserselo meritato, e non bastano le mele a convincermi del contrario……quindi si!, un po’ di nostalgia anche per i telefonini con il rimorchio o lo sportello….che ancora ci obbligavano a maldestre, quanto scomode contorsioni, anche se la cartina aperta in macchina è infinitamente più scomoda del più malfatto dei navigatori dell’ultimo degli smartphone…..ma ci serve poi trovare la strada, se non sappiamo dove andare?
a cura di Emilio Ziliotto
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